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Non sono mai stata brava nelle presentazioni. Non riesco a descrivermi, non riesco a pensare di dovermi attribuire qualità, difetti o quant’altro… e così ho deciso: racconterò Aldolaus tra un’immagine e l’altra, personaggi, storie e canzoni. Tassello dopo tassello riusciremo insieme a costruire… qualcuno, me!

…bazzecole, quisquilie, pinzellacchere!

Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, in arte Totò, nasce nel 1898 a Napoli da una relazione clandestina tra  Anna Clemente e Giuseppe de Curtis, che lo riconobbe solo nel 1937. La madre lo voleva prete, ma lui sin da piccolo manifestò tutt’altra attitudine: con lo pseudonimo di “Clement” iniziò ad esibirsi nei teatrini della zona per pochi centesimi al giorno. In seguito all’età di 16 anni si arruolò nell’esercito ma ben presto scoprì che la vita militare non faceva per lui. Egli inventava strani malanni, attacchi epilettici, per sfuggire ai numerosi compiti assegnatigli. Fu proprio durante questo periodo che coniò un motto destinato a diventare celebre: “siamo uomini o caporali?” ,incontrò infatti sulla sua strada un caporale,ignorante e pretestuoso,che lo costringeva ai compiti più umili.

Sui piccoli palcoscenici di periferia Totò imparò l’arte dei guitti ossia di quegli attori che improvvisavano, senza una sceneggiatura. A questo particolare Totò aggiunse un tocco d’originalità: una conformazione particolare del naso e del mento, frutto di un incidente giovanile col precettore del ginnasio, permise al giovane di eseguire movimenti del corpo in libertà totale, da burattino snodabile assumendo una comicità surreale e irriverente, pronta tanto a sbeffeggiare i potenti quanto a esaltare i bisogni umani primari: la fame, la sessualità, la salute mentale.

Il successo per Totò arrivò ben presto; dal trasferimento a Roma con la madre nel 1922, il giovane Antonio passò rapidamente dagli ingaggi in compagnie minori e grandi Tournèe in giro per l’Italia. Tornando alle curiosità che si celano dietro la vita de “l’ultima grande maschera della Commedia dell’Arte” (cit. Nino Manfredi), egli conobbe Liliana Castagnola, il cui vero nome era Eugenia,una chanteuse che girava l’Europa e che, vedendo uno spettacolo di Totò ne fu rapita. Il loro amore fu travolgente, la donna si diede completamente al giovane attore napoletano.Ma la loro relazione fin dall’inizio fu caratterizzata da contrattempi e avversità; Totò infatti riceveva telefonate e biglietti anonimi che lo mettevano in guardia da quella donna dal carattere strano. Possessiva ed opprimente, Totò decise di lasciarla firmando un contratto con la compagnia Cabiria che lo avrebbe portato a lavorare a Padova. La donna, non rassegnandosi all’amore ormai finito, ingerì un intero tubetto di sonniferi e fu trovata morta il mattino dopo dalla cameriera. Totò ne rimase così sconvolto tanto che volle l’inumazione di Liliana nella tomba di famiglia dei De Curtis a Napoli.

Nel 1931 fu la volta di Diana, conosciuta a Firenze in occasione di uno spettacolo e rivista a Napoli. S’innamorarono presto l’un l’altro e tra alberghi di lusso e pensioni di scarsa qualità si sposarono con rito civile e in seguito col rito religioso. Dal loro amore, tra alti e bassi, nacque Liliana nel 1934, e Totò per festeggiare la sua nascita comprò la prima auto “Ballila”. La piccola li seguiva ovunque. Purtroppo la passione di Totò per le giovani ballerine minò irreparabilmente il loro rapporto: i due ottennero l’annullamento del matrimonio nel 1940 dalla Corte di Appello di Torino, ma promisero di rimanere insieme, sotto lo stesso tetto per amore della figlia. In seguito sul set di “47 morto che parla” conobbe la maggiorata Silvana Pampanini; iniziò a corteggiarla con vistosi regali e l’ex moglie Diana, in risposta a tale gesto, sposò l’avvocato Tufaroli. Totò, in seguito alla promessa non mantenuta da parte di Diana, scrisse la celebre canzone “Malafemmena” (solo dopo la sua morte si scoprì che la dedicò a Diana, e non a Silvana).

Il flirt con Silvana durò pochissimo. Un giorno Totò vide sul giornale “Oggi” la foto di un’attrice, descritta come la vincitrice del Concorso Miss Cheesecake, ad Holliwood. Egli ne rimase colpito e, alla sua maniera, iniziò a corteggiarla. Non dovette penare molto, i due d’innamorarono. Si sposarono segretamente in Svizzera, con rito civile, giustificato dallo stesso Totò così: “Perchè ho il senso della misura,il senso del ridicolo.Franca e’ molto più giovane di me, e io non avrei sopportato i soliti maligni commenti del prossimo.L’attore Totò deve far ridere ,ma l’uomo Totò anzi il principe De Curtis mai.Il principe De Curtis lo sappiamo e’ una persona seria.”. Nell’ottobre del ’54 Franca diede alla luce Massenzio, morto però lo stesso giorno della sua nascita: ella infatti fu colpita da albumina gravidica e si salvò miracolosamente. Nonostante la malattia di Franca e i frequenti scontri dovuti alla differenza d’età i due rimasero insieme sino alla fine.

Il grande principe De Curtis negli anni ’50 subì una grave menomazione all’occhio destro, in aggiunta ai precedenti danni al sinistro. Egli, in occasione di uno spettacolo a Palermo, si accorse d’essere rimasto completamente cieco ma, grazie alle cure mediche e alla vicinanza di Franca le cose migliorarono. Da quel momento in poi egli iniziò a proteggere gli occhi con lenti scure che puntualmente toglieva prima di entrare in scena.

Quel triste 15 Aprile del 1967 però, arrivo anche per Totò. Egli avvertì dei forti dolori allo stomaco, un formicolio al braccio sinistro e nonostante il tempestivo intervento dei medici e l’amore di Franca egli sussurò: “Professò,vi prego lasciatemi morire,fatelo per la stima che vi porto.Il dolore mi dilania,professò.Meglio la morte”. Le ultime parole furono per FrancaT’aggio voluto bene,Franca.Proprio assai” e poi aggiunse “Ricordatevi che sono cattolico,apostolico ,romano“.

Il funerale venne celebrato il 17 Aprile nella chiesa di Sant’Eligio a Napoli e in seguito, una sorta di funerale-bis con tanto di bara vuota, venne celebrato il 22 maggio nella chiesa di S. Vincenzo, al rione sanità, dove Totò era nato.

 

Alda Beatrice Cannizzo